L’archivio storico, conservazione e tutela

MAURIZIO SAVOJASoprintendenza Archivistica per la Lombardia

 

L’archivio è un bene culturale particolare: la sua natura stessa, di insieme dei documenti che un soggetto mette  da  parte  e  conserva,  via  via,  come  prova,  supporto  e  risultato  della  sua  attività,  gli  fornisce una capacità  evocativa,  grazie  alla  diretta  vicinanza  dei  documenti  all’agire  quotidiano,  del  tutto  peculiare. Anche  per  questo  l’archivio  può  realmente  assumere  “il  ruolo  di  polo  attorno  cui  si  anima  il progetto  di rivisitazione  del  passato  e  di  scoperta  del  presente  negli  aspetti  talvolta  sconosciuti” .  L’archivio  può svolgere questo ruolo – nell’ambito dei più vari progetti di “valorizzazione” dei beni culturali, indirizzati ad arricchire di senso e di prospettiva il nostro mondo attuale e la nostra capacità di immaginare il futuro – a patto di essere correttamente conservato e tutelato, sotto la guida di personale competente nella specifica disciplina. La  conservazione  e  la  tutela  hanno  inizio  fin  dalla  formazione  corretta  dell’archivio,  con  l’ordinata sedimentazione  quotidiana  dei  documenti  secondo un  piano  preordinato e cosciente  che  accompagna  la documentazione  in  tutto  il  suo  ciclo  di  vita:  dalla  gestione  dell’archivio  corrente  alla  selezione  di  quanto destinato alla conservazione permanente ed al riordino e l’inventariazione dell’archivio storico. L’archivio, corredato  da  un’efficace  descrizione  che  ne  consenta  il  controllo  e  la  ricerca,  dev’essere  adeguatamente condizionato  e  custodito  in  locali  idonei,  e l’accesso  sempre  controllato  e  regolato  per  evitare  danni  e dispersioni. Un’attenta tutela è quella che consente che l’archivio sia oggetto di ricerche, permettendogli di mettere a disposizione  i  tesori  di memoria,  in  esso  contenuti,  per  le  molteplici  attività  di  valorizzazione  possibili, indirizzate  sia  all’utenza  specialistica  che  inserite  in  iniziative  più  allargate  di  riscoperta  della  memoria  di una comunità più o meno vasta, in associazione alle altre tipologie di beni culturali. Negli   ultimi   anni   l’evoluzione   complessiva   della   società,   insieme   al   diffondersi   delle   tecnologie dell’informatica e della comunicazione, hanno aperto molte nuove possibilità, e soprattutto hanno portato in  primo  piano  l’opportunità  di  forme  di  feconda  collaborazione  tra  soggetti  diversi,  nel  rispetto  degli specifici ambiti di competenza. La collaborazione – fare rete; fare sistema – è stata anche, già nel 2009, la parola d’ordine della seconda Conferenza Nazionale degli Archivi, ed è oggi, insieme, un obiettivo ed uno strumento  di  primaria  importanza.  La  stessa  impostazione,  peraltro,  è  presente  nelle  intese  tra  la Conferenza Episcopale Italiana e lo Stato Italiano relative ai beni culturali, tra cui quella del 2000 dedicata in modo specifico  ad  archivi  e  biblioteche  ecclesiastiche,  che  sottolineano  il  reciproco  impegno  ad  operare congiuntamente ed in modo coordinato per la migliore tutela e valorizzazione dei beni, nell’ottica della loro buona conservazione e massima fruibilità.


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